• Sport e formazione

    L’attività sportiva riveste una notevole influenza nello sviluppo del bambino  e dell’adolescente ed è caratterizzata da forti finalità educative e formative.

    Il termine sport trae origine dal vocabolo francese desport abbreviato nell’ottocento dagli inglesi in sport. Desport indica l’azione di viaggiare, di movimento con finalità di divertimento. Il fine dell’attività sportiva dovrebbe essere dunque quello di giocare, divertire.
    Il gioco, da cui deriva la parola sport, è un fattore fondamentale del processo di apprendimento, sviluppo e adattamento soprattutto nel periodo dell’età evolutiva.

    La socializzazione è uno dei principali insegnamenti dello sport, sopratutto se di squadra. Vivere in gruppo, rispettare le regole del gioco è un’ottima palestra per migliorare il proprio rapporto con gli altri.

    Fare sport aumenta l’autonomia personale e la capacità di gestione del proprio tempo, il misurarsi quotidianamente con i propri limiti, inoltre, è molto importante per la formazione di una sana autoconsapevolezza di sé e di una buona autostima.

    Lo sport aiuta a crescere, favorendo il distacco dalle figure genitoriali. In questo processo è centrale la figura dell’allenatore.
    Questi sono i principali aspetti positivi dello sport.

    Esistono però alcuni aspetti, a volte trascurati, che , se non affrontati in modo corretto, possono creare problematiche.
    Tra questi le eccessive attese di alcuni genitori che vorrebbero, attraverso i propri figli, vincere le gare che non sono riusciti a vincere in gioventù o magari rivivere i propri momenti di gloria.

    Le eccessive attese della società, gli investimenti in termini pubblicitari o economici portano lontano dal senso originario del termine sport.
    Cosa succede alle giovani promesse del calcio che non riescono a “sfondare”?

    La speranza è che sia dato più spazio a quegli sport “poveri” in cui la motivazione non è rappresentata dal denaro ma dalla voglia di misurarsi con se stessi e con gli altri nel rispetto dell’avversario e delle regole.

    E’ un’utopia, ma mi piace pensare che, memori delle vittime di un sistema che ha pensato solo agli interessi economici, un giorno, si possa tornare a parlare di sport come divertimento e che le figure prese ad esempio e imitate dai giovani siano figure diventate famose per atti di particolare abilità e lealtà e non semplicemente perché hanno “conquistato” contratti milionari a qualunque prezzo.
    L’obiettivo che genitori e allenatori devono porsi è fare in modo che la pratica sportiva sia innanzi tutto un momento di formazione dell’individuo per renderlo vincente sul campo ma soprattutto nella vita.

    di Eddy Chivasso

    (tratto dal sito www.psicopedagogika.it)

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